mercoledì 6 maggio 2020

Risorsa in Cartesio e Tommaso d'Aquino-step#12

Tommaso d'Aquino e il possedimento di risorse
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Per Tommaso d'Aquino l'uomo non può essere contento nel possedere ricchezze, se non quelle naturali. Infatti descrive le "risorse artificiali" come "quelle che per sé non giovano alla natura umana, come il denaro, ma l’ingegno umano le ha inventate per facilitare gli scambi commerciali", è evidente che non possono costituire il fine ultimo e la felicità dell’uomo, perché "nessuno le cercherebbe se non servissero per acquistare le cose necessarie alla vita". Quindi le ricchezze, come il denaro sono solo dei mezzi che servono ad acquistare le risorse "naturali". Le ricchezze "naturali", invece, sono quei beni con i quali "l’uomo è aiutato a soddisfare dei bisogni naturali: come il cibo, la bevanda, i vestiti, i mezzi di locomozione e di trasporto, le abitazioni e altre cose di tal natura" (Summa theologiae, Ia IIae, q. 2, a. 1).
"È evidente che queste ricchezze sono destinate al necessario sostentamento dell’uomo e quindi, anche avendone in sovrabbondanza, non danno la felicità. Per quanto l’uomo possa accumulare una quantità enorme di beni materiali, non riesce poi a usarli e consumarli tutti, dati i molteplici limiti della condizione umana. Ciò non toglie però che il desiderio di ricchezze possa diventare insaziabile e, quindi, in un certo senso infinito, anche se, in quanto insaziabile, è contro natura, poiché sono sufficienti pochi beni per soddisfare i bisogni materiali. Se, da un lato, l’insaziabilità e l’insoddisfazione denotano un desiderio deviato da una concupiscenza disordinata, dall’altro, testimoniano che l’uomo, oltre ai bisogni materiali, ha anche un desiderio dell’infinito" (Summa theologiae, Ia IIae, q. 30, a. 4).
Quindi anche avere un elevato numero di risorse naturali non è necessario, avendo l'uomo dei bisogni limitati; inoltre, il pensiero di accumulare risorse, secondo Tommaso d'Aquino è dannoso e contro natura, visto che bastano pochi oggetti per saziare i bisogni dell'uomo. Quindi il commercio per avere ricchezze che vanno oltre le esigenze umane è contro natura, mentre il commercio per riuscire a poter acquistare le risorse "naturali" è un buon metodo per riuscire ad ottenere un'autosufficienza.
"Aristotele dice che il commercio (commutativa) non è necessariamente contro natura, perché riguarda i beni amministrati naturalmente; d’altra parte, esso non è neanche l’arte di arricchirsi, perché non è fatto per i soldi. Che non sia contro natura è dimostrato dal fatto che l’attività commerciale serve a rendere gli uomini autosufficienti, facendo in modo che, mediante tale attività, ognuno riesca ad avere quelle risorse che sono necessarie e sufficienti al mantenimento della vita umana" (In libros Politicorum expositio, lib. 1, lectio 7, n. 6).

Cartesio

"Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi possano attendersi" Cartesio dal "Discorso sul metodo"



Per Cartesio non si può studiare una scienza senza interagire con le altre risorse derivanti dalle altre materie, in particolare lui utilizzò un metodo matematico per dimostrare le idee della sua filosofia e proprio per ciò questo personaggio verrà  ritenuto fondatore della matematica e della filosofia moderna. Quindi la risorsa su cui erige la filosofia è la matematica. Questo pensiero lo accomuna molto ad un personaggio moderno, che pensò di applicare la matematica alla sociologia e all'economia.

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